Perché giochiamo di ruolo? Magari
non ce lo ricordiamo più, a distanza di qualche decennio da quando abbiamo
cominciato, ormai con la testa piena di schemi e di idee su “come si gioca di
ruolo”. Me lo sono ricordato stasera, mentre guardavo un episodio di Ghost Whisper e mi è venuta voglia di
giocare a Il Mostro della Settimana:
era per vivere grandi avventure, come quelle dei nostri eroi preferiti.
Purtroppo la realtà non è mai
all’altezza delle fantasie di un bambino. Forse lo sarebbe stata giocando con
un adulto in grado di farmi sognare, uno di quelli capaci di raccontare favole
magnifiche… Personalmente, non l’ho incontrato.
Ah, ma questo non significa che
non esista! Una mia amica dice che sua madre era fantastica a inventare e
raccontare le favole a lei e alle altre bambine, e che imitava persino le voci
dei personaggi! E senza bisogno di ricorrere agli adulti, un’altra mia amica
ricorda ancora di quando sua cugina più grande mise in scena con le barbie la
decapitazione di Maria Antonietta (Lady
Oscar rules!).
Io, a 11 anni, lessi per la prima
volta il regolamento di Uno Sguardo nel
Buio e, visto che non c’era nessun altro a farlo, impugnai lo scettro del Narratore.
Pasticciai, inventai, travisai, ricorsi senza pietà e senza saperlo alla regola
zero. Una volta spedii un mio amichetto da Atlantide/Adventuria nel futuro lontano,
e poi nel mondo contemporaneo (non ricordo neppure più con quale scusa): lui tessé
le mie lodi per mesi! Eppure io non avevo percezione di aver orchestrato una
così grande avventura.
Anche in tempi relativamente
recenti, utilizzando l’insoddisfacente sistema zero, mi è capitato di
raccogliere alcune lodi sperticate, a mio avviso eccessive, immeritate.
Una volta, arbitrando The Pool,
sono rimasto davvero soddisfatto della storia che ne è uscita, ma dai giocatori
non ho ricevuto 'sto feedback così positivo. Un’altra volta, arbitrando
Trollbabe, addirittura ho ricevuto un feedback negativo, mentre a me sembrava
fosse uscita una così bella storia…
Questione di punti di vista?
Questione di aspettative? Questione di dove focalizzi la tua attenzione?
***
Una questione in cui sono
incappato più di una volta sui forum e nelle discussioni con amici e
appassionati è: i giochi di ruolo sono per tutti?
Secondo me no, e mi sento di
essere abbastanza categorico in proposito: chi pensa di poter far giocare
chiunque, in qualunque configurazione gruppale, è un illuso.
Non parlo solo di chi è
dichiaratamente disinteressato, ma anche dei molti che semplicemente non sono
in grado di prendere parte a un immaginario condiviso, o che non possono
condividere lo stesso immaginario senza che esso esploda.
Si può tentare di risolvere il
problema con un sistema di gioco adeguato, ma chi c***o te lo fa fare? Credo
che sia sempre utile chiedersi se il gioco vale la candela.
***
Sono un appassionato, cioè un
professionista. Quando diventi un professionista, devi lasciar perdere le
fantasie infantili e concentrarti su ciò che è realmente possibile, il che non
vuol dire rinunciare ai propri sogni, anzi: la realtà supera la fantasia,
quando sei capace di viverla appieno. Per far questo, però, bisogna faticare:
non esiste una bacchetta magica che ti renda in un batter d’occhio un giocatore
di ruolo esperto.
“La soddisfazione è frutto
dell’impegno”, disse qualcuno. E penso che questo valga per ogni aspetto della
vita. Il punto, relativamente a ciò di cui stiamo parlando, è prendere atto che
i giochi di ruolo sono un hobby, non un semplice passatempo.
Tornando a bomba, mi sembra che
ci sia chi vuole ostinatamente rimanere attaccato a certi sogni infantili. O
chi associa il giocare di ruolo a certe favolose serate tra adolescenti a base
di patatine fritte e Super Tennent's. Niente di male, intendiamoci, ma io voglio
giocare veramente, e non mi frega una cippa dei tuoi sogni inconsistenti o di
quello che significano i gdr nella tua storia di vita personale. Perciò non
credo proprio che noi si possa sedere allo stesso tavolo.
O almeno questo sulla carta! Ma
poi, quanta gente uno conosce (alla mia veneranda età di quarant'anni, intendo) con cui ha la effettiva possibilità di giocare (a
meno di non farlo tramite skype)? Eh, come per ogni aspetto della vita,
anche qua bisogna saper scendere a patti con ciò che è concretamente possibile…
Detto ciò, a scanso di equivoci voglio
precisare che io ho ben due gruppi con cui gioco abbastanza soddisfacentemente.
Ma (diciamo anche questo a scanso di equivoci) non mi sono mica piovuti al
tavolo dal cielo: me li sono dovuti cercare. Perciò, per quanto mi riguarda, il
gioco valeva eccome la candela!
***
Quanto ci è voluto per imparare
giocare di ruolo? Siamo onesti: anche i bambini sono capaci di giocare col
sistema zero (che del resto si fonda proprio sul “facciamo finta che” degli
infanti) o di ramazzare dungeon in stile Heroquest, ma seguire un
regolamento new wave non è un gioco da bambini. Puoi farci giocare un bambino
(ammesso che tu sia consapevole che dovrai gestire la sua emotività e ti senta
capace di farlo), ma un bambino non riuscirà mai a giocarci da solo.
Dicono che sia più semplice
insegnare un new wave a chi non ha mai giocato di ruolo piuttosto che a chi ha
alle spalle un’esperienza decennale coi gdr tradizionali. Sicuramente è vero,
se parliamo di giocatori, ma parliamo invece delle difficoltà a cui vanno
incontro i Game Master!
Io, quando ho letto la prima
volta Trollbabe, non ci ho capito un cavolo, ed è uno dei regolamenti più
chiari. Ho dovuto spulciare forum, fare domande. Ho dovuto fare più di un
tentativo pratico. Pensate se si dovesse fare la stessa cosa per imparare a
giocare a Monopoli! Capite cosa intendo quando dico che i gdr sono un hobby, non un gioco?
Tra l’altro io sono una persona
intelligente e creativa (e modesta). Mi chiedo se chi afferma che chiunque possa masterizzare un new wave
ci creda veramente. Secondo me servono certe doti innate, esattamente come per
essere i fantomatici Bravi Master™ dei tradizionali. Cacchio, per seguire
certi regolamenti, tipo quello di Apocalypse World, bisogna essere veramente brillanti! La maggior parte
delle persone non ha la creatività per farlo.
E poi, se uno non ha la voglia,
la capacità o l’interesse per aggiornarsi sui nuovi sistemi di gioco, perché
criminalizzarlo?
***
Quindi, per riassumere, ho voluto
dire: che i gdr sono hobby e non giochi, che non tutti possono giocarci e
ancora meno sono in grado di masterizzare. Passano gli anni, cambiano i
sistemi; si migliorano anche, rendendo possibile ciò che un tempo era
impossibile; ma la natura dei gdr non è forse ancora quella stessa natura di
nicchia in cui sono nati negli anni 70?
Coming soon: vademecum
delle tecniche di mastering + autopsia di un manuale new wave! Restate
sintonizzati!
Ciao, sono finito qui per caso e non ho potuto fare a meno di leggere questo post ed il precedente tutti d'un fiato. Le tue sono considerazioni molto interessanti e che condivido per la mia personale esperienza nei gdr.
RispondiEliminaHo parlato di argomenti simili sul mio blog qui ed in altri post, se ti va passa a trovarmi!
Nel frattempo ti seguirò d'ora in poi!
A presto
Caspita, il numero di lettori (non capisco ancora come) si allarga! :) Grazie dei complimenti, passerò anch'io a trovarti. Ciao!
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