Questa storia ha inizio sul
confine meridionale del Brevoy, piccolo baluardo di civiltà stretto tra le ben
più ampie terre barbariche della Iobaria e della Numeria e il precario
agglomerato di monarchie conosciuto come i Regni Fluviali.
In una tranquilla giornata
primaverile quattro individui stanno percorrendo la strada che dalla città di
Restov, capoluogo del Rostland e sede del barone Sirian Aldori, costeggia in
direzione ovest il confine con i Regni Fluviali – o meglio: con le Terre
Rubate!
I quattro sono in cammino da
oltre cinque giorni. Tra qualche ora dovrebbero arrivare a destinazione:
l’avamposto commerciale di Oleg. È lì che comincerà la loro vera avventura!
Nonostante i molti chilometri
percorsi, la piccola Demona sembra non risentire della stanchezza, ma anzi pare
eccitata dall’imminente inizio di questa “saga”. Chiacchiera allegramente con
Shamiala, la mezzorchessa, con la quale pare aver instaurato una certa intesa
fin dal momento in cui si sono conosciute. È fondamentalmente la gnoma a
parlare, chiedendole se nei suoi viaggi lei sia mai stata nelle Terre Rubate, e
se vi ha incontrato dei mostri. Shiamiala le risponde lentamente, nel suo linguaggio
comune con accento marcatamente orchesco. I lineamenti del suo viso verdastro,
incorniciati dalla folta e ispida chioma nera, sono spianati, dolci per quanto
possibile: appare evidente che gradisce le attenzioni di quel piccolo affarino
rosa, e anche che non ci è abituata.
– Più che mostri, ci sono molti
banditi – le risponde. – E poi coboldi, gnefri… e i cacciatori mi hanno parlato
di alcuni dispettosi folletti. –
– Cosa sono gli gnefri? – domanda
Demona portandosi un dito alle labbra. Il suo viso, già di per sé così insolito
per la “gente alta”, con quegli occhi così grandi e perennemente vacui, assume
un’espressione tra il dolce e il grottesco quando è stupita.
Nessuno dei personaggi ha Conoscenze
(Natura) tra le proprie abilità, perciò nessuno è in grado di rispondere alla
domanda.
– Dei cosi piccoli e brutti –
risponde lei, scherzosamente.
Hinni, la cavalla di Shamiala,
emette un nitrito. La donna indietreggia di un passo, affiancandola, e le dà
una vigorosa e materna pacca sul collo.
– Che hai da lamentarti? – le
chiede. – Per andare al passo coi miei compagni non ti ho praticamente
cavalcata in questi giorni! –
Demona, vedendo che la cavalla
non risponde, le parla in un linguaggio simile al suo nitrire.
Demona utilizza l’abilità speciale “parlare
con gli animali”.
– Dice che non si stava lamentando
e che ti sarebbe grata se evitassi di darle certi colpi, perché le fai male –
riferisce infine la gnoma, dopo un breve scambio di battute con Hinni. Shamiala
arriccia il naso e fa una smorfia che mette in risalto i suoi pronunciati
canini inferiori. – E già che c’è, ci tiene anche a chiederti quand’è che le
comprerai una sella, visto che non è piacevole farsi sempre cavalcare al pelo e
che tu sei molto pesante. –
– Quando avrò i soldi – replica
la mezzorchessa arrestandosi di colpo. Poi estrae da dietro la schiena la
sciabola elfica a due mani e aggiunge, rivolgendosi al destriero: – Ma se sono
tanto pesante, forse preferisci che io ponga fine alle tue sofferenze adesso? –
– Oh, per favore! – esclama
Catilo esasperato. – Finiamola con questo teatrino e muoviamoci! –
Detto ciò l’umano prosegue lungo
la strada, portandosi in testa al gruppo. Le due donne e il mezzelfo, Kalem,
rimangono un momento fermi a contemplarlo nella sua camminata verso il
tramonto.
– Ma che diavolo…! – sbotta
Shamiala alzando la grande lama curva sopra la testa, in posizione d’attacco.
Kalem le appoggia una mano sulla
spalla.
– Non ti scaldare – le dice
pacatamente, sorridendo. – Lui è fatto così, un tipo molto serio, a quanto
pare. –
– Togli quella mano o te la
taglio, crapa pelata. –
Kalem ritrae la mano, stupito, ma
non intimorito. Poi scoppia a ridere.
– Dalle mie parti mi chiamavano
“orecchie a punta” quando volevano insultarmi – dice il chierico, allegramente.
– Curiosamente è la prima volta che sento un riferimento al fatto che mi rado i
capelli. –
– Ma tu non hai le orecchie a
punta così pronunciate – afferma Demona. – Anzi, io ti avevo scambiato per un
umano, a Restov. –
– Già, ma darmi del bastardo
mezzosangue è più dispregiativo che darmi del pelato, per gli umani – risponde
Kalem, senza alcun segno di turbamento.
A queste parole la mezzorchessa
rimette la sciabola a due mani nel fodero. Poi prende Hinni per le rudimentali
briglie di cuoio e comanda, con tono basso, ma fermo: – Andiamo. –
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