Come
ogni appassionato di giochi di ruolo della vecchia guardia (che probabilmente è
l’unica guardia esistente) – o meglio: come ogni master della vecchia guardia! – ho sempre cercato, tramite house
rules, drift e creazioni ex novo, di ottenere l’essenza del gdr, quello
definitivo, quello che, finalmente, avrebbe appagato le mie aspettative. In
metafora, tutti abbiamo cercato Shangri-La, ma Shangri-La non esiste, è solo un
mito.
Nell’ultimo
decennio il mondo dei gdr ha fatto, a mio avviso, un salto in avanti, con
l’arrivo dei giochi new wave. Ma il fascino dei tradizionali, come dicevo in
altri post, è rimasto, per molti, tra cui me.
Parlando
di tradizionali, i due sistemi che maggiormente mi affascinano, ora come ora,
sono Savage Worlds e Pathfinder (o meglio, il d20 system). Quando ho scoperto Savage Worlds mi sono detto:
“cazzo, ecco finalmente un sistema divertente e giocabile! Basta con i
manualoni alti tre dita e infarciti di algoritmi!”. Il primo dei due gruppi di
giocatori a cui masterizzo (“gruppo A”, o “gruppo dei non-nerd”) lo ha
apprezzato a sua volta, e ci siamo divertiti con esso l’anno passato. Poi,
però, ho avuto occasione di riprovare Pathfinder con il “gruppo B” (o “gruppo
nerd”), utilizzando una campagna preconfezionata (“Alba dei Re”), e lì c’è
stata la rivelazione: anche Pathfinder è giocabilissimo!
Il
punto, ovviamente, è che Pathfinder è un gioco per appassionati, per gente che
conosce le regole e non ha alcun problema a gestire il proprio personaggio in
autonomia, senza dover interpellare il master ogni due per tre. Il punto è che
il master stesso se lo deve essere studiato il sistema (ma questo, in verità,
anche con Savage Worlds; semplicemente Pathfinder ha una mole di regole
superiore). Il punto è che avere una campagna già pronta – e ben fatta, non
come i moduli di avventura degli anni 80(*) – è quasi fondamentale. Questi sono
i punti focali, a mio avviso, per poter apprezzare veramente un gioco come
Pathfinder.
Poi,
naturalmente, le conoscenze apportate dall’avvento dei gdr new wave sono state
fondamentali per godersi appieno l’esperienza ludica. Ho fatto giocare il gruppo B a Non Cedere al Sonno, a
Polaris e ad altri per scrostarli dalla mentalità derivante da una vita passata
a giocare a Vampiri; alla fine siamo diventati tutti più consapevoli di
cosa poteva offrirci l’esperienza di un gdr tradizionale e ce lo siamo goduti
molto di più.
Sto
abbandonando l’idea di driftare e rimaneggiare, in cerca della mitica Shangri-La.
Credo proprio che quello che stavo cercando sia già qui: bisogna solo capire
come usarlo.
Detto
questo, voglio parlare di un aspetto dei tradizionali – ma in particolare di
D&D/Pathfinder – che forse non viene sempre compreso dai giocatori, ma che
ogni master conosce benissimo: la
soddisfazione del creare mondi! Si tratta di un aspetto che nei new wave praticamente
non esiste, e che un sistema come Pathfinder appaga appieno, con i suoi manuali
alti tre dita.
Chiunque
tenga un blog sui giochi di ruolo, come questo, sa benissimo di cosa sto
parlando. È come la passione per i modellini, solo che invece di assemblare un
veliero con assicelle di legno e colla, a noi piace assemblare un mondo
fantastico con immaginazione e inchiostro (o meglio bit, al giorno d’oggi). Che poi questi mondi vengano utilizzati per
giocare oppure no, bhe, non è fondamentale (anche se può dare soddisfazione ed essere un incentivo a scrivere); il modellino del veliero, una volta finito,
rimane su un mobile per essere ammirato, mica lo si mette in acqua, no?
Avendo
la fortuna di avere una casa grande, mi sono allestito uno spazio con
scrivania, computer portatile, stampante, cancelleria, una sedia comoda e una
libreria piena di manuali: uno spazio dove dedicarmi al mio “hobby” ogni volta
che ho bisogno di evasione. Avere ben chiaro cosa ci piace e cosa si sta
facendo migliora la vita, non trovate?
---
(*) In verità non è che i moduli degli anni 80 fossero necessariamente
malfatti, è che spesso erano sbilanciati, o più esattamente seguivano una
differente filosofia. Ci sono molti articoli sulla “Vecchia Scuola” in rete (digitate
“OSR” su google); se non sapete nulla in proposito vi consiglio di andarvene a leggere
qualcuno, sono interessanti. Più aspetti conosciamo del nostro hobby, più ci divertiremo
con esso!
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