Un po’ di mesi fa ho scritto un articolo che non ho poi pubblicato (tanto per cambiare). Lo avevo intitolato dapprima “Cosa va storto nella Old School e cosa serve per giocare”; poi l’ho ribattezzato “Just another Old School trip”. Non l’ho mai rifinito e pubblicato perché… per qualche motivo non mi convinceva.
In sintesi in quell’articolo esponevo le mie difficoltà a giocare Old School e proponevo possibili soluzioni. Pensandoci a posteriori, la principale difficoltà consiste nel fatto che giocare veramente Old School significa giocare come in un videogioco degli anni 80, senza particolare spessore e a livello di difficoltà medio-alto; modalità che, ad oggi, è difficilmente proponibile (proprio come un videogioco degli anni 80), sia perché ai giocatori piace ruolare sia perché quei vecchi regolamenti lasciano interdetto chiunque abbia provato la 5a edizione di D&D. Nel mio articolo, comunque, attribuivo la mia principale difficoltà alla mancanza di organizzazione mentale per gestire il “videogame” e quindi proponevo la solita sfilza di House Rules per rendere il tutto più fattibile (a me). Oh, che è quello che hanno fatto tutti gli autori dei retrocloni e dei gdr OSR in circolazione, intendiamoci! Ma la verità è che… quella modalità di gioco, ad oggi, è difficilmente proponibile! E, tra l’altro, molte delle vecchie avventure di D&D e di Uno Sguardo Nel Buio mica sono davvero Old School: un’avventura Old School è per definizione un sandbox o comunque deve proporre una situazione per cui, se il party muore, non è game over, ma si può proseguire con altri personaggi. Questo per dire che, forse, la Old School potrebbe essere un’invenzione moderna (o quantomeno che, quando i gdr approdarono in Italia, eravamo già nella fase Middle School).
Tutto questo non significa che io non proverò ancora a giocare Old School, in futuro; però quando proporrò qualche vecchia avventura di Uno Sguardo Nel Buio non la spaccerò più come “Old School”, ma solo come “vintage”.
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