giovedì 28 agosto 2014

Vampire Apocalypse

Prima dell’apocalisse ero un grande appassionato di film dell’orrore e di fantascienza. Quelli che riunivano i due generi, poi, mi esaltavano particolarmente! Film come Punto di non ritorno e Pandorum erano dei cult, per me.

Il filone degli zombi mi piaceva fino a un certo punto. Non nego che Wolrd War Z o la serie The walking dead avessero un loro fascino, ma tutte queste “apocalisse zombi” necessitavano sempre di un livello di sospensione dell’incredulità, da parte dello spettatore, che un po’ mi seccava. Intendo dire: ma come fa l’umanità a farsi sopraffare dagli zombi, dai? Giusto se tutti gli uomini della Terra inanellassero una serie di puttanate come i protagonisti di 28 giorni dopo, la piaga degli zombi avrebbe potuto espandersi a livello mondiale. “Io sopravvivrei senza problemi, in uno scenario del genere”, pensavo.

E infatti sono ancora vivo. Anche se, onestamente, questa apocalisse vampiresca che si è realmente abbattuta sul nostro pianeta è un po’ più tosta da affrontare, rispetto alla classica apocalisse zombi. I vampiri ci hanno fatto il culo a strisce.

Che dire dei vampiri? Si nutrono di sangue, sono durissimi a morire, temono la luce del sole – ma non vanno in autocombustione appena li tiri fuori dai loro buchi, come nel film di Carpenter!

Sono superpredatori di intelligenza medio-bassa. Cioè, non sono intelligenti come gli esseri umani, ma più intelligenti di qualsiasi animale (tranne, forse, i delfini. Dicevano che i delfini fossero molto intelligenti, se non ricordo male, no?).

Chi muore dissanguato dai succhiasangue, diviene a sua volta un vampiro. Mi piacerebbe spiegarvi come questo avviene tecnicamente, parlarvi del virus che questi ci iniettano con i loro canini affilati, ma la verità è che non ne so molto. L’apocalisse ci è piombata addosso dal giorno alla notte (anzi, dalla notte al giorno), quando tutti i cadaveri del mondo si sono rianimati contemporaneamente come vampiri, e così non c’è stato molto tempo per la diffusione delle notizie. La civiltà è capitolata in un attimo.

Sono trascorsi 28 giorni da quella notte. 26 da quando la televisione ha smesso di trasmettere. 25 da quando internet ha smesso di funzionare. 364 da quando ho fatto sesso l’ultima volta. Che poi è stata anche la prima.

Ci aggiriamo per le strade deserte della città, sotto il solleone, alla ricerca di cibo, armi e benzina. Siamo tutti ragazzi: Emiliano, il più giovane, ha 14 anni; Eugenio, detto “Mister”, perché era il capitano della squadra di calcio dell’istituto tecnico, ne ha 19; e poi ci sono io, Franco, 17 anni. Mister vanta di esser stato un tombeur de femmes, ma io ho i miei dubbi sulla veridicità dei suoi racconti. Per fortuna c’è ora Emiliano che ascolta pazientemente le sue cazzate fingendo di crederci, così io ho la possibilità di rilassarmi e di esaminare il cadavere di questo vampiro bruciacchiato in mezzo alle lamiere di una Ford Fiesta del 74. No, dai, scherzo, non me ne intendo di auto, ho solo tirato a indovinare!


***

Quando cala la notte, le smargiassate cessano. Abbiamo tutti e tre paura, anche se non lo abbiamo ancora mai detto.

Emiliano guarda fuori dalla finestra a vetrata, sporgendosi appena. “Fuori sembra tutto tranquillo” dice piano. Mister annuisce, poi ficca nuovamente il naso nel suo giornaletto porno, poi lo chiude e lo mette via: non riesce a concentrarsi.

Io passo in rassegna la mia collezione di canini, tutti strappati a vampiri già morti. Ho idea che ci saranno utili non appena incontreremo il classico team di scienziati che stanno studiano la piaga in qualche laboratorio segreto nel Nevada.

“Ma noi siamo in Italia, pirla!” mi rammenta Mister. Come dargli torto?

All’improvviso un rumore proveniente dal fondo del corridoio ci fa sussultare!

“Cazzo, c’è qualcuno dentro al museo!”

“Te l’avevo detto che dovevamo fare un giro di ricognizione, prima di sistemarci qui!”

Come siamo riusciti a sopravvivere finora, è un mistero, a volte. Infatti, contrariamente a quello che pensavo quando guardavo i film, abbiamo fatto un sacco di puttanate pericolose, in quest’ultimo mese.

Puntiamo le armi e cominciamo a tremare, mentre i passi si avvicinano lentamente. Poi una figura affiora dalla penombra, a diversi metri da noi. Cazzo, è una mummia! Mister sviene, Emiliano comincia a tremare e balbettare qualcosa di incomprensibile, io me la faccio addosso. Che situazione di merda!

La mummia ride, mentre si gratta di deretano. Ha i canini. Okay, siamo fottuti!

“Calma, ragazzi, non vi ucciderò tutti”, ci comunica l’antichissimo vampiro con voce suadente, dopo aver smesso di ridere.

“M-ma tu parli!”, afferma Emiliano.

“Si, è il vantaggio di essere un cadavere non proprio di primo pelo”, replica la mummia vampiro, scaccolandosi. E poi aggiunge:

“D’accordo, ragazzi, vedo che siete in difficoltà, ma siccome non è più così comune incontrare delle persone vive, voglio venirvi incontro. Dunque: uno di voi lo mangerò, uno di voi lo trasformerò nel mio ghoul e il terzo rimarrà umano. Avremo bisogno di un umano per passare inosservati tra i sopravvissuti. Allegri, da oggi comincia una grande avventura per tutti quanti! Tutte le informazioni a mia disposizione sull’attuale situazione del mondo ve le darò poco a poco, mentre il nostro rapporto si consolida. Su,” dice infine, fregandosi le mani, “scegliete i vostri ruoli!”.

Emiliano ed io ci guardiamo, pallidi in viso. “Lui è il tuo spuntino!”, affermiamo all’unisono, indicando Mister, ancora svenuto. Almeno non dovrò ascoltare le sue cazzate.

“Franco, cos’è un ghoul?”, mi chiede Emiliano sottovoce, ansimando.

“Se è come nei film, un non-morto al servizio del vampiro”, gli rispondo cercando di calmarmi. “In pratica è un immortale legato al padrone da un patto di sangue, che principalmente lo protegge durante il giorno, quando questi è più vulnerabile”.

Attimo di silenzio.

Tutankhamon (è con questo nome che si presenterà il nostro nuovo compagno di viaggio. Dubito che sia quello vero, però), spremendo con cura il cuore di Mister appena estratto dal suo petto a mani nude, si sta facendo colare il gola il sangue. È uno spettacolo disgustoso.

“Dunque,” ci dice, “chi vuol essere il mio ghoul?”

Ho sempre sognato di essere immortale. So che sto per fare una cazzata, ma a questo punto, visto il grado di delirio della situazione, forse solo una cazzata mi potrà garantire una vita abbastanza lunga da poter incontrare un’altra ragazza che me la dia. E io voglio scopare di nuovo, prima di morire!

Ah, ragazzi, quante volte dirò che ho rimpianto di aver alzato quella mano, nei secoli a venire! Sarà la mia storia preferita da raccontare a un gruppo di sopravvissuti intorno al fuoco, a quell’archeologa dalla grandi tette che incontrerò nella jungla, ai salusiani che sbarcheranno sulla Terra ormai devastata, tra 100 anni. Ma la verità è che non la rimpiangerò mai, perché essere un ghoul è uno sballo. Specialmente lo sarà quando comincerò a praticare un po’ di magia, raccogliendo qua e là i frammenti di una conoscenza ormai scomparsa.

No, no, non lancerò mai palle di fuoco dalle mani… purtroppo.


Emiliano, invece, ci abbandonerà tra qualche anno, disgustato dalle nostre azioni immorali, professando la fede in un mondo migliore, assieme a una biondina di una piccola comunità francese di sopravvissuti. Poi lo reincontreremo, saremo nemici, alleati contro i cultisti, reciprocamente rispettosi delle nostre doti guerriere, e bla bla bla. Ma questa, ovviamente, è un’altra storia.

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