giovedì 4 giugno 2015

Qualche riflessione su Pathfinder

Come ogni appassionato di giochi di ruolo della vecchia guardia (che probabilmente è l’unica guardia esistente) – o meglio: come ogni master della vecchia guardia! – ho sempre cercato, tramite house rules, drift e creazioni ex novo, di ottenere l’essenza del gdr, quello definitivo, quello che, finalmente, avrebbe appagato le mie aspettative. In metafora, tutti abbiamo cercato Shangri-La, ma Shangri-La non esiste, è solo un mito.

Nell’ultimo decennio il mondo dei gdr ha fatto, a mio avviso, un salto in avanti, con l’arrivo dei giochi new wave. Ma il fascino dei tradizionali, come dicevo in altri post, è rimasto, per molti, tra cui me.

Parlando di tradizionali, i due sistemi che maggiormente mi affascinano, ora come ora, sono Savage Worlds e Pathfinder (o meglio, il d20 system). Quando ho scoperto Savage Worlds mi sono detto: “cazzo, ecco finalmente un sistema divertente e giocabile! Basta con i manualoni alti tre dita e infarciti di algoritmi!”. Il primo dei due gruppi di giocatori a cui masterizzo (“gruppo A”, o “gruppo dei non-nerd”) lo ha apprezzato a sua volta, e ci siamo divertiti con esso l’anno passato. Poi, però, ho avuto occasione di riprovare Pathfinder con il “gruppo B” (o “gruppo nerd”), utilizzando una campagna preconfezionata (“Alba dei Re”), e lì c’è stata la rivelazione: anche Pathfinder è giocabilissimo!

Il punto, ovviamente, è che Pathfinder è un gioco per appassionati, per gente che conosce le regole e non ha alcun problema a gestire il proprio personaggio in autonomia, senza dover interpellare il master ogni due per tre. Il punto è che il master stesso se lo deve essere studiato il sistema (ma questo, in verità, anche con Savage Worlds; semplicemente Pathfinder ha una mole di regole superiore). Il punto è che avere una campagna già pronta – e ben fatta, non come i moduli di avventura degli anni 80(*) – è quasi fondamentale. Questi sono i punti focali, a mio avviso, per poter apprezzare veramente un gioco come Pathfinder.

Poi, naturalmente, le conoscenze apportate dall’avvento dei gdr new wave sono state fondamentali per godersi appieno l’esperienza ludica. Ho fatto giocare il gruppo B a Non Cedere al Sonno, a Polaris e ad altri per scrostarli dalla mentalità derivante da una vita passata a giocare a Vampiri; alla fine siamo diventati tutti più consapevoli di cosa poteva offrirci l’esperienza di un gdr tradizionale e ce lo siamo goduti molto di più.

Sto abbandonando l’idea di driftare e rimaneggiare, in cerca della mitica Shangri-La. Credo proprio che quello che stavo cercando sia già qui: bisogna solo capire come usarlo.

Detto questo, voglio parlare di un aspetto dei tradizionali – ma in particolare di D&D/Pathfinder – che forse non viene sempre compreso dai giocatori, ma che ogni master conosce benissimo: la soddisfazione del creare mondi! Si tratta di un aspetto che nei new wave praticamente non esiste, e che un sistema come Pathfinder appaga appieno, con i suoi manuali alti tre dita.

Chiunque tenga un blog sui giochi di ruolo, come questo, sa benissimo di cosa sto parlando. È come la passione per i modellini, solo che invece di assemblare un veliero con assicelle di legno e colla, a noi piace assemblare un mondo fantastico con immaginazione e inchiostro (o meglio bit, al giorno d’oggi). Che poi questi mondi vengano utilizzati per giocare oppure no, bhe, non è fondamentale (anche se può dare soddisfazione ed essere un incentivo a scrivere); il modellino del veliero, una volta finito, rimane su un mobile per essere ammirato, mica lo si mette in acqua, no?


Avendo la fortuna di avere una casa grande, mi sono allestito uno spazio con scrivania, computer portatile, stampante, cancelleria, una sedia comoda e una libreria piena di manuali: uno spazio dove dedicarmi al mio “hobby” ogni volta che ho bisogno di evasione. Avere ben chiaro cosa ci piace e cosa si sta facendo migliora la vita, non trovate?

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(*) In verità non è che i moduli degli anni 80 fossero necessariamente malfatti, è che spesso erano sbilanciati, o più esattamente seguivano una differente filosofia. Ci sono molti articoli sulla “Vecchia Scuola” in rete (digitate “OSR” su google); se non sapete nulla in proposito vi consiglio di andarvene a leggere qualcuno, sono interessanti. Più aspetti conosciamo del nostro hobby, più ci divertiremo con esso!

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